ANCI Emilia-Romagna: “Il gioco d’azzardo non è un affare da dividere”
di Redazione
20/10/2025
Cavallaro: serve un fondo nazionale per le ludopatie, non nuove quote di gettito
“Attribuire alle Regioni una parte delle entrate statali del gioco d’azzardo significa legittimare una piaga che devasta persone e comunità”. È una posizione netta quella di Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera e coordinatore per la promozione della legalità di ANCI Emilia-Romagna, che boccia senza esitazioni la proposta di compartecipazione regionale al gettito del gioco.
Una dipendenza, non un’entrata
Cavallaro definisce il gioco d’azzardo patologico “una malattia sociale che non può essere trattata come un bene economico da spartire”. Le conseguenze, sottolinea, non sono solo sanitarie, ma anche economiche e relazionali: “Ogni euro guadagnato dallo Stato attraverso il gioco costa molto di più in cure, assistenza, perdita di produttività e degrado sociale”.
I numeri lo confermano: oltre 9,5 miliardi di euro giocati nel 2023 in Emilia-Romagna, con 1,53 miliardi di perdite e più di 1.200 persone in cura per ludopatia. A livello nazionale, i costi sociali superano i 2,7 miliardi di euro, mentre circa 1,2 milioni di italiani vivono forme di dipendenza dal gioco.
In regioni come l’Emilia-Romagna, i dati mostrano una correlazione diretta tra fragilità economica e diffusione del gioco d’azzardo, specie nei quartieri e nei comuni più vulnerabili.
L’impegno dei Comuni e l’appello di ANCI
“I Comuni sono in prima linea – ricorda Cavallaro – accogliendo persone in crisi, sostenendo famiglie indebitate, lavorando con Ausl e associazioni per la cura e la prevenzione. La proposta di compartecipazione li porrebbe in una posizione ambigua: non si può combattere il gioco e allo stesso tempo trarne beneficio”.
Da qui la richiesta di istituire un fondo nazionale per la prevenzione e il trattamento delle ludopatie, insieme a strumenti di coprogettazione condivisa che coinvolgano enti locali, sanità pubblica e terzo settore.
Cavallaro invoca infine una legge organica di contrasto al gioco d’azzardo, che riduca drasticamente l’offerta e tuteli i cittadini più fragili, “così come è stato fatto per il tabacco e l’alcol”.
“Il gioco non può essere un pilastro del bilancio pubblico, ma deve tornare a essere un tema di salute e di dignità umana”, conclude.
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