Appennino emiliano-romagnolo, saldo migratorio positivo: il Rapporto Montagne Italiane 2025
di Redazione
09/09/2025
Il Rapporto Montagne Italiane 2025, promosso da Uncem con Fondazione Montagne Italiane e Dipartimento Affari Regionali, restituisce l’immagine di un’Emilia-Romagna appenninica dinamica e in controtendenza rispetto a stereotipi di spopolamento e marginalità. La presentazione si è svolta oggi tra Monte San Pietro, in provincia di Bologna, e Castelnovo né Monti, nel Reggiano, con la partecipazione di amministratori, rappresentanti istituzionali e associazioni locali.
Dati demografici incoraggianti
Il dato che colpisce maggiormente riguarda la crescita della popolazione: tra il 2019 e il 2023 il saldo migratorio netto ha raggiunto quota 46,7 per mille, a fronte di una media nazionale di 12. Numeri che indicano una vitalità nuova, sostenuta da scelte locali che hanno valorizzato servizi, investimenti e nuove forme di economia comunitaria.
Le esperienze delle comunità energetiche, delle cooperative di comunità e delle green communities vengono citate nel Rapporto come leve per attrarre nuovi abitanti e per consolidare un modello di sviluppo legato alla sostenibilità ambientale e alla coesione sociale.
Le sfide ancora aperte
L’assessore regionale Davide Baruffi, intervenuto all’incontro, ha sottolineato come i risultati positivi non cancellino le difficoltà: “Le aree montane soffrono per i tagli ai trasferimenti statali e per le carenze di personale negli enti locali. Serve una riforma organica che rafforzi la cooperazione tra istituzioni.”
Da qui l’annuncio di due iniziative imminenti: una proposta di riforma della governance territoriale, in discussione in Consiglio regionale in autunno, e un cambio di rotta nella pianificazione, con il passaggio da logiche competitive a progetti costruiti in modo condiviso con i territori.
Accanto a Baruffi, il presidente nazionale di Uncem Marco Bussone, la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi e il sindaco di Bologna Matteo Lepore hanno ribadito l’importanza di considerare la montagna non un luogo di arretratezza, ma un motore di innovazione e resilienza.
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