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Ebiterbo compie 25 anni: Bologna celebra un modello di welfare che evolve con la società

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di Redazione

01/11/2025

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C’è un filo che lega la storia del lavoro bolognese alla capacità di costruire comunità: si chiama Ebiterbo, l’Ente bilaterale del terziario che da venticinque anni sostiene imprese e lavoratori, offrendo tutele concrete e promuovendo un’idea di welfare condiviso.
La celebrazione, ospitata nella Salaborsa, ha visto una partecipazione ampia e sentita, tra istituzioni, rappresentanti sindacali e cittadini.

Dalla bilateralità alla responsabilità sociale

Fondato nel 2000 da Confcommercio Ascom Bologna, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Emilia-Romagna, Ebiterbo è cresciuto fino a diventare uno dei principali enti bilaterali del Paese, con oltre 5.400 aziende aderenti.
Nel solo 2024, sono state 5.958 le domande di welfare accolte, segno di una domanda crescente di sostegno personalizzato. Il valore delle prestazioni è passato da 373mila euro nel 2018 a più di 1,1 milioni nel 2024, numeri che raccontano l’impatto reale di un modello di collaborazione capace di unire sindacati e imprese nel nome del benessere collettivo.
Il venticinquesimo anniversario è stato anche l’occasione per ricordare l’Accordo straordinario 2023 che ha esteso gli interventi di Ebiterbo ai temi dell’Agenda ONU 2030, intrecciando sviluppo sostenibile, parità di genere e inclusione sociale.

Welfare e intelligenza artificiale: la nuova frontiera

«Guardiamo al welfare del futuro con fiducia e visione – hanno dichiarato la presidente Elisabetta Reggiani e il vice Valentino Di Pisa –. L’intelligenza artificiale trasformerà il modo di lavorare e di erogare servizi, ma dovrà farlo mettendo al centro la persona».
Accanto a loro, sono intervenuti Isabella Conti, assessora regionale al Welfare, l’economista Stefano Zamagni, il direttore di Ascom Giancarlo Tonelli e il consigliere comunale Franco Cima, che hanno riflettuto sulle nuove forme di protezione sociale e sulla necessità di rendere il welfare più vicino, digitale e solidale.

L’incontro non è stato soltanto una celebrazione, ma una dichiarazione d’intenti: continuare a innovare senza smarrire la dimensione umana, perché il futuro del lavoro – a Bologna come altrove – si costruisce anche così.

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