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Emilia-Romagna tra precarietà e sovraffollamento

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di Redazione

16/09/2025

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Il rientro in classe di oltre mezzo milione di studenti in Emilia-Romagna si accompagna a un dato che pesa come un macigno: il 30% dei docenti lavora con contratto a tempo determinato. La cosiddetta “supplentite” non accenna a diminuire e la mancanza di continuità rischia di compromettere la qualità dell’insegnamento. Non bastano le 4.170 immissioni in ruolo approvate dal MEF: più di mille cattedre continueranno ad essere coperte da supplenti.

Alcune graduatorie del nuovo algoritmo GPS sono già esaurite e le scuole, soprattutto nelle zone periferiche, si vedono costrette a scorrere le graduatorie d’istituto, con il risultato di cambi frequenti in cattedra e difficoltà nel reclutamento. Intanto le classi alle superiori arrivano a 34 studenti, rendendo ancora più complicato il lavoro degli insegnanti.

Il personale ATA resta incompleto

La situazione del personale ATA mostra uno scarto altrettanto pesante: su 2.268 posti disponibili, le assunzioni si fermano a 969 unità. Il vuoto non è solo numerico, ma operativo: segreterie sovraccariche, minore presidio degli spazi scolastici, servizi essenziali in difficoltà. Un deficit che rischia di trasformarsi in una zavorra quotidiana per studenti, insegnanti e dirigenti.

Per la CISL Scuola, rappresentata dal segretario regionale Luca Battistelli, la fotografia è chiara: procedure concorsuali farraginose, programmazione universitaria inadeguata e vincoli legislativi producono un sistema fragile che vive di rattoppi. “Non possiamo accettare che la scuola continui a reggersi sulla precarietà – osserva Battistelli –. Occorrono scelte strutturali, fondi mirati e un riconoscimento vero del lavoro di chi, ogni giorno, mantiene viva l’istruzione pubblica”.

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