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Quando una scuola fa la differenza: il piano triennale dell’Emilia-Romagna per salvare i servizi educativi nei territori più fragili

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di Redazione

14/11/2025

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Ci sono territori in cui la chiusura di una scuola dell’infanzia non è un semplice dato amministrativo, ma una ferita che si apre nella vita delle persone: meno servizi, meno famiglie, meno futuro. Ed è proprio in questi contesti — montani, isolati, attraversati da alluvioni o da decenni di spopolamento — che la Regione Emilia-Romagna ha scelto di intervenire con un bando triennale dedicato ai servizi educativi 0-6 anni, per sostenere chi rischia di pagare il prezzo più alto.

Un intervento che difende la presenza dello Stato nelle comunità più piccole

Il bando nasce per salvaguardare scuole e nidi che spesso resistono con numeri ridotti, ma con un valore sociale enorme. La prima finestra ha visto la partecipazione di cinque Comuni, ai quali sono stati assegnati oltre 300mila euro da utilizzare per riqualificare spazi, riorganizzare servizi, avviare piccoli poli per l’infanzia o progettare nuove attività in collaborazione con associazioni, volontariato e realtà educative locali.

Questi interventi — che si svilupperanno tra il 2025 e il 2027 — diventano una risposta concreta per chi vive in zone difficili, dove raggiungere un servizio educativo può trasformarsi in un problema quotidiano e dove una scuola aperta rappresenta uno dei pochi argini allo spopolamento.

Il valore politico e sociale del sostegno regionale

L’assessora Isabella Conti non nasconde l’orgoglio per una misura che, per la prima volta, entra stabilmente nel bilancio regionale. Il suo ragionamento parte da un presupposto semplice: un territorio che perde la propria scuola perde anche la capacità di immaginare il domani. Per questo la Regione ha scelto di sostenere i Comuni economicamente e organizzativamente, affinché nessuna comunità debba rinunciare a un servizio educativo per mancanza di risorse o per il calo delle nascite.

Conti sottolinea anche un punto spesso dimenticato: offrire opportunità educative nella fascia 0-6 anni significa prevenire disuguaglianze, sostenere le famiglie nella conciliazione dei tempi di vita e lavoro e rafforzare l’occupazione femminile. In territori già segnati da fragilità economiche e infrastrutturali, tutto questo diventa determinante.

Il bando lascia ai Comuni margini di flessibilità: dalla possibilità di attivare convenzioni per accogliere bambini non residenti all’acquisto di attrezzature specifiche, fino agli interventi edilizi per ampliare o adattare gli spazi. Ogni scelta deve però tenere fermo un obiettivo: fare in modo che i servizi educativi non solo restino aperti, ma diventino più accessibili, più innovativi e più capaci di rispondere alle esigenze delle famiglie di oggi.

Questo intervento, nelle sue molteplici sfumature, racconta una visione politica che non accetta l’abbandono delle aree periferiche e che riconosce nei servizi per l’infanzia non un costo, ma un investimento: in equità, in futuro, in comunità vive.

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