Reggio Emilia a tavola: sapori che raccontano chi siamo
di Redazione
07/10/2025
Cibo come lingua madre, piazze come tavole imbandite. Dal 10 al 12 ottobre, “Cibo e gente dell’Emilia” porta nel centro di Reggio Emilia un itinerario gastronomico che è anche un atlante sociale, fatto di piccoli produttori, scuole alberghiere, sfogline, sommelier, artigiani e artisti. Piazza Prampolini e piazza Martiri del 7 luglio diventano un circuito del gusto, aperto a famiglie, curiosi e appassionati: dalle ricette “ritrovate” come polenta molle e chizza ai grandi classici – cappelletti, tortelli verdi, erbazzone, Parmigiano Reggiano, aceto balsamico – ogni tappa è un racconto.
Tre giorni, molte voci: la festa che impasta saperi
Venerdì 10 ottobre il taglio del nastro è affidato alle sfogline, custodi di gesti che non invecchiano. Poi ecco la disfida del gnocco fritto Reggio vs Modena, un talk di narrazioni gastronomiche su abbinamenti e vigneti, e un concerto delle Cagne Pelose che intreccia dialetto e rock, nel segno di una convivialità vivace e mai compiaciuta.
Sabato 11 ottobre è il giorno della manualità e della conoscenza: i laboratori dell’associazione Cappelletto reggiano svelano architetture di ripieni e chiusure, convegno e show cooking celebrano razza reggiana e bianca modenese, Slow Food guida degustazioni ragionate, le scuole alberghiere mettono in campo una sfida creativa sulle paste ripiene e la chef Stefania Camurri costruisce una lettura vegetale della tradizione, ricordando che innovare ha senso quando nasce dal rispetto del passato. In serata, il comico Gianpaolo Cantoni mette il sorriso dove prima c’è stato profumo d’impasto.
Domenica 12 ottobre la storia incontra i palati con l’acqua d’orcio aromatizzata alla liquirizia, bevanda quattrocentesca che torna a rinfrescare la piazza, mentre un laboratorio ripercorre la grammatica dell’erbazzone reggiano, in corsa verso l’IGP. Nel pomeriggio si alternano tre varianti di erbazzone, una passerella tra chizza e nuove creazioni dello chef Giovanni Brancatelli, e una masterclass che affianca Parmigiano di montagna e aceto balsamico tradizionale per raccontare la montagna e la pianura con un solo assaggio. Il contest dei passatelli e il brindisi con AIS e cantine chiudono la festa, come si conviene a una comunità che attorno al cibo si riconosce.
Oltre il gusto: economia, turismo, appartenenza
“Questa iniziativa è un’opportunità per promuovere i prodotti tipici e sostenere il lavoro di chi mantiene viva una tradizione che è cultura, economia e comunità”, ricorda Stefania Bondavalli. La festa, infatti, attiva filiere locali, valorizza competenze e rafforza l’attrattività del centro storico, mostrando come la cucina, qui, sia un ecosistema: un modo di stare insieme, di fare impresa, di accogliere chi arriva da fuori con un lessico comprensibile a tutti – quello dei sapori.
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