Reggio Emilia, la ricerca che nasce dall’infanzia: il dottorato “Reggio Childhood Studies” inaugura il nuovo anno
di Redazione
11/11/2025
Nella Sala del Tricolore, tra affreschi che raccontano la nascita della bandiera italiana, la città di Reggio Emilia ha accolto venerdì 7 novembre l’apertura ufficiale dell’anno accademico 2025/2026 del dottorato internazionale “Reggio Childhood Studies – from Early Childhood to Lifelong Learning”. È un titolo lungo, come lunga e profonda è la storia che racchiude: un progetto nato dall’incontro tra il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia e la Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi ETS, partner industriale e culturale di un programma che fa dell’infanzia la lente con cui leggere il mondo.
L’infanzia come qualità della vita
Questo dottorato, unico in Italia nel suo genere, porta con sé l’eredità di un pensiero che ha reso Reggio Emilia un punto di riferimento per l’educazione internazionale. Come ricordava Carla Rinaldi, l’infanzia è qualità della vita, e come tale deve essere guardata, studiata e difesa. È attorno a questa idea che si costruisce un percorso di ricerca che intreccia filosofia, psicologia, pedagogia, neuroscienze, antropologia, architettura degli spazi e linguaggi artistici.
L’inaugurazione si è aperta con gli interventi del sindaco Marco Massari e della rettrice Rita Cucchiara, che hanno ricordato il ruolo della città come laboratorio educativo e comunità della conoscenza. Poi la parola è passata ad Annamaria Contini, direttrice del Dipartimento, e a Cristian Fabbi, direttore generale della Fondazione Reggio Children, che ha sottolineato come “la ricerca sull’educazione non può che essere una ricerca sulla relazione e sulla responsabilità”.
La professoressa Carla Bagnoli, coordinatrice del corso, ha introdotto la Lectio magistralis di Marco Mancini, Segretario generale del Ministero dell’Università e docente alla Sapienza di Roma, dedicata a “Dottorato, innovazione e scienze umane”. Un intervento che ha toccato il nodo della trasformazione del sapere umanistico nell’epoca dell’intelligenza artificiale, ricordando il valore della lentezza, dell’ascolto e della profondità come atti di resistenza culturale.
Otto nuove dottorande, tre nuove dottoresse e una comunità che cresce
La giornata è proseguita con la presentazione delle otto nuove dottorande: Alice Dini, Elisa Manzini, Valentina Fantini, Pietra Filagrana, Alma Frangipane, Iris Ferati, Sumire Iikawa e Gabriela Pinto, selezionate tra sessanta candidature di cui venticinque internazionali, provenienti da diciassette Paesi. Giovani ricercatrici che rappresentano una generazione di studiosi per cui l’infanzia è spazio di ricerca, non soltanto di cura.
Sono state celebrate anche le tre nuove dottoresse di ricerca: Frashia Ndungu (Kenya), con una tesi sui giovani caregiver nelle zone rurali africane; Eloisa Di Rocco (Italia), che ha esplorato la “pedagogia dell’ascolto” nell’Antropocene; e Kayina Abudurexiti (Cina), autrice di un lavoro sui punti di forza del carattere nella prima infanzia.
Con loro, il dottorato raggiunge 25 PhD formati dal 2019 e 27 ricercatori attualmente in corso, distribuiti tra le sedi universitarie e la Fondazione Reggio Children. È una comunità residenziale che lavora tra il Caffarri di via Gioia e il Centro Malaguzzi, ma che dialoga quotidianamente con università e centri di ricerca in tutto il mondo.
La giornata si è chiusa tra applausi e fotografie di gruppo, ma più che un’inaugurazione è sembrato un atto di fiducia: nella ricerca, nella collaborazione, nell’infanzia come chiave per leggere il futuro.
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