Scuole medie aperte al pomeriggio: Reggio Emilia avvia il progetto pilota con tre istituti
di Redazione
21/11/2025
A Reggio Emilia sta prendendo forma un’iniziativa che potrebbe incidere in modo significativo sull’organizzazione del tempo scuola e sulla vita quotidiana delle famiglie. Tre istituti comprensivi – Einstein a Bagno, Galilei a Massenzatico e Pertini 1 – hanno aderito al bando regionale Scuole Aperte per offrire agli studenti delle secondarie di primo grado un pomeriggio strutturato, ricco di attività educative e non limitato al semplice recupero o approfondimento delle lezioni del mattino.
Un’offerta pensata per contrastare la povertà educativa e favorire inclusione
Il progetto nasce da un partenariato tra Comune e scuole, che hanno scelto di costruire un modello basato sulla multidisciplinarità e su un dialogo costante con il territorio. L’idea è quella di offrire agli studenti laboratori capaci di intrecciare dimensioni diverse: creatività, movimento, cultura, scienza, educazione ambientale e supporto allo studio, mantenendo al centro la qualità dell’esperienza.
L’inserimento del pasto pomeridiano come momento formativo sottolinea un approccio che non separa il bisogno organizzativo dall’aspetto educativo; un dettaglio che rivela la volontà di rendere la scuola un luogo vissuto, dove tempi e attività acquisiscono significato all’interno di un percorso continuo. Nel contempo, la collaborazione con enti e realtà del territorio permette di costruire proposte che intercettano il rischio di povertà educativa, ancora più evidente nelle aree periferiche o nei contesti con minor disponibilità di servizi.
Un progetto che guarda alla comunità e costruisce nuove alleanze educative
La scelta degli istituti coinvolti risponde alla necessità di offrire opportunità nei quartieri in cui la mancanza del tempo prolungato, unita a un elevato numero di studenti o a situazioni di fragilità sociale, rende urgente un investimento educativo più ampio. L’obiettivo, però, non si esaurisce entro i confini dei tre comprensivi: la sperimentazione vuole aprire la strada a una rete più estesa, capace di costruire comunità educanti dove pubblico, privato e terzo settore collaborano in modo strutturato.
La partecipazione delle famiglie sarà un elemento cardine, perché solo un coinvolgimento attivo può rendere la scuola un luogo realmente condiviso. Come ha osservato l’assessora Marwa Mahmoud, questo progetto intende gettare le basi per un modello replicabile che unisca inclusione, continuità educativa e valorizzazione delle risorse del territorio, accompagnando gli adolescenti nel passaggio delicato verso l’età adulta.
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